Visualizzazione post con etichetta Poesie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Poesie. Mostra tutti i post

venerdì 20 aprile 2012

Poesie


Alba



Prima dell'alba sarai qui
e Dante e il Logos e tutti gli strati e i misteri
e la luna segnata
oltre il piano bianco di musica
che stabilirai qui prima dell'alba.

Seta grave soffice cantante
chìnati sul nero firmamento di areche
pioggia sui bambù fiore di fumo viale di salici.

Chi anche se ti chini con dita di pietà
a avallare la polvere
non aggiungerà alla tua munificenza
la cui bellezza sarà un foglio davanti a me
una dichiarazione di se stessa stesa attraverso la tempesta di emblemi
sicché non c'è sole e non c'è rivelazione
e non c'è ostia
soltanto io e poi il foglio
e massa morta.



Samuel Beckett

mercoledì 18 aprile 2012

Poesie


La notte in cui stavo per morire



La notte in cui stavo per morire
stavo sudando nel letto
e potevo sentire i grilli
e c'era una lotta fra gatti fuori
e potevo sentire la mia anima sgocciolare attraverso
il materasso
e appena prima che toccasse il pavimento sono saltato su
ero quasi troppo debole per camminare
ma ho camminato un po' e acceso tutte le luci
poi sono tornato a letto
e ancora la mia anima sgocciolava attraverso il materasso
e sono saltato su
appena prima che toccasse il pavimento
ho camminato un po' e acceso tutte le luci
poi sono tornato a letto
e lei ancora sgocciolava e
io mi alzavo
accendendo tutte le luci.
Avevo una figlia di sette anni
ed ero sicuro che lei non voleva che io morissi
altrimenti non avrebbe
importato.
Ma per tutta quella notte
nessuno telefonò
nessuno venne con una birra
la mia ragazza non telefonò
tutto quello che sentivo erano i grilli ed era
caldo
e io badavo a continuare
ad alzarmi e stendermi
finché il primo sole arrivò attraverso la finestra
attraverso i cespugli
e io mi sdraiai sul letto
e l'anima restò
dentro finalmente e
io dormii.
Adesso le persone vengono
a bussare alla porta e alle finestre
il telefono squilla
il telefono squilla di continuo
ricevo bellissime lettere con la posta
lettere d'odio e lettere d'amore.
Tutto è di nuovo come prima.


Charles Bukovsky

martedì 10 aprile 2012

Poesie


La tragedia delle foglie



Mi destai alla siccità e le felci erano morte,
le piante in vaso gialle come grano;
la mia donna era sparita
e i cadaveri dissanguati delle bottiglie vuote
mi cingevano con la loro inutilità;
c'era ancora un bel sole, però,
e il biglietto della padrona ardeva d'un giallo caldo
e senza pretese; ora quello che ci voleva
era un buon attore, all'antica, un burlone capace di scherzare
sull'assurdità del dolore; il dolore è assurdo
perché esiste, solo per questo;
sbarbai accuratamente con un vecchio rasoio
l'uomo che un tempo era stato giovane e,
così dicevano, geniale; ma
questa è la tragedia delle foglie,
le felci morte, le piante morte;
ed entrai in una sala buia
dove stava la padrona di casa
insultante e ultimativa,
mandandomi all'inferno,
mulinando i braccioni sudati
e strillando
strillando che voleva i soldi dell'affitto
perché il mondo ci aveva tradito
tutt'e due.



Charles Bukowski

sabato 31 marzo 2012

Poesie


NOI UOMINI (inedito in Italia)

Vengo a cercarti, fratello, perché porto la poesia,
che è come portare il mondo sulle spalle.
Sono come un cane che ruggisce solo, latra
alle belve dell’odio e dell’angustia,
manda all’aria la vita nella metà della notte.

Porto sogni, tristezza, allegria, mansuetudini,
democrazie rotte come anfore,
religioni ammuffite fino all’anima,
ribellioni in germe che gettano lingue di fumo,
alberi che non hanno
sufficienti resine amorose.

Siamo senza amore, fratello mio,
ed è come essere ciechi in metà della terra.

Porto morti per impaurire tutti
coloro che giocano con le morti.
Vite per rallegrare i mansueti e i teneri,
speranze e uve per i dolenti.

Ma prima di tutto porto
un violento desiderio di abbracciare,
assordante e infinito
come una tormenta oceanica.

Voglio fare con le braccia
un solo lungo braccio
che circondi la terra.

E desidero che tutto, che la vita sia nostra
come l’acqua e il vento.
Che nessuno abbia altra patria che il vicino.
Che nessuno dica più la terra mia, la barca mia,
bensì la terra nostra, di Noi Uomini.



Jorge Debravo

giovedì 29 marzo 2012

Poesie


Prossimi al mio dire

quelli battezzati con la terra,

rivestiti della grazia delle zolle,

braccati nelle selve cittadine,

entro radure di pestilenze umane,

di ossa rotte, di fracassate speranze.


Prossimi al mio dire

quelli senza peso, senza giusta misura

predestinati all'indeterminazione,

cause efficienti della frazione del pane.



Lucianna Argentino

mercoledì 28 marzo 2012

Poesie


Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette –

4 dicembre 1934
Bellezza
Antonia Pozzi

lunedì 26 marzo 2012

Poesie


Tu la notte io il giorno
così distanti e immutevoli
nel tempo
così vicini come due alberi
posti uno di fronte all`altro
a creare lo stesso giardino
ma senza possibilità di
toccarsi
se non con i pensieri
Tu la notte io il giorno
tu con le tue stelle e la luna
silenziosa
io con le mie nuvole ed il
sole abbagliante
tu che conosci la brezza
della sera
ed io che rincorro il vento
caldo
fino a quando giunge il
tramonto
I rami divengono mani
tiepide
che si intrecciano
appassionate
le foglie sono sospiri
nascosti
le stelle diventano occhi di
brace
e le nuvole un lenzuolo che
scopre la nudità
La luna e il sole sono due
amanti rapidi e fugaci
e non siamo più io e te
siamo noi fusi insieme
nella completezza della luce
fioca
ondeggiante come la marea
in eterna corsa...
So cosa significa amore
quando il giorno muore.



Antonia Pozzi

domenica 25 marzo 2012

Poesie

lunedì 19 marzo 2012

Poesie


Canzone di strada

Perché vergogna? Quando uno ha pagato il suo tempo,
se lo lasciano uscire, è perché è come tutti
e ce n'è della gente per strada, che è stata in prigione.

Dal mattino alla sera giriamo sui corsi
e che piova o che faccia un bel sole, va sempre per noi.
E' una gioia incontrare sui corsi la gente che parla
e parlare da soli, pigliando ragazze a spintoni.
E' una gioia fischiar nei portoni aspettando ragazze
e abbracciarle per strada e portarle al cinema
e fumar di nascosto, appoggiati alle belle ginocchia.
E' una gioia parlate con loro palpando e ridendo,
e di notte nel letto, sentendo buttarsi sul collo
le due braccia che attirano in basso, pensare al mattino
che si tornerà a uscir di prigione nel fresco del sole.

Dal mattino alla sera girare ubriachi
e guardare ridendo i passanti che vanno
e che godono tutti - anche i brutti - a sentirsi per strada.
Dal mattino alla sera cantare ubriachi
e incontrare ubriachi e attaccare discorsi
che ci durino a lungo e ci mettano sete.
Tutti questi individui che vanno parlando tra sé,
li vogliamo alla notte con noi, chiusi in fondo alla tampa,
e seguire con loro la nostra chitarra
che saltella ubriaca e non sta più nel chiuso
ma spalanca le porte a echeggiare nell'aria -
fuori piòvano l'acqua o le stelle. Non conta se i corsi
a quest'ora non hanno píù belle ragazze a passeggio:
troveremo ben noi l'ubriaco che ride da solo
perché è uscito anche lui di prigione stanotte,
e con lui, strepitando e cantando, faremo il mattino.




Cesare Pavese

giovedì 15 marzo 2012

Poesie


Gli araldi neri


Ci sono colpi nella vita, così forti…io non so!
Colpi come l’odio di Dio; come se di fronte ad essi,
la risacca di tutto il sofferto
ristagnasse nell’anima…Io non so!

Sono pochi; però sono…Aprono solchi scuri
nel volto più fiero e nel lombo più forte.
Saranno forse i puledri di barbari Attila;
o gli araldi neri che ci invia la Morte.

Son le cadute profonde dei Cristi dell’anima,
di qualche fede da adorare che il Destino bestemmia.
Questi colpi sanguinosi sono i crepitii
di qualche pane che sulla porta del forno ci si brucia.

E l’uomo…Povero…povero! Gira lo sguardo, come
quando una pacca sulla spalle ci chiama;
Gira gli occhi pazzi, e tutto il vissuto
ristagna, come una pozzanghera di colpa, nello sguardo.

Ci sono colpi nella vita, così forti…Io non so!



Cesar Vallejo

martedì 13 marzo 2012

Poesie


In questa notte, in questo mondo

A Martha Isabel
Moia


In questa notte in questo mondo
Le parole del
sogno dell’infanzia della morta
Non è mai questo ciò che uno vuole dire
La
lingua natale castra
La lingua è un organo di conoscenza
Del fallimento di
ogni poema
Castrato dalla sua stessa lingua
Che è l’organo della
ri-creazione
Del ri-conoscimento
Ma non quello della ri-surrezione
Di
qualcosa in maniera di negazione
Del mio orizzonte di sofferenza con il suo
cane
E niente è promessa
Tra il dicibile
Che equivale a
mentire
(tutto quello che si può dire è bugia)
il resto è silenzio
solo
che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l’amore
fanno
l’assenza
se dico acqua, berrò?
Se dico pane, mangerò?
In questa notte
in questo mondo
Straordinario silenzio quello di questa notte
Quello che
succede nell’anima non si vede
Quello che succede nella mente non si
vede
Quello che succede nello spirito non si vede
Da dove viene questa
cospirazione dell’invisibilità?
Nessuna parola è visibile.


Alejandra Pizarnik.

sabato 10 marzo 2012

Poesie


Due parole


Questa notte all’orecchio m’hai detto due parole.
Due parole stanche
d’esser dette. Parole
cosi’ vecchie da esser nuove.
Parole cosi’ dolci che la luna che andava
trapelando dai rami
mi si fermo’ alla bocca. Cosi’ dolci parole
che una formica passa sul mio collo e non oso
muovermi per cacciarla.
Cosi’ dolci parole
che, senza voler, dico: “Com’e’ bella la vita!”
Cosi’ dolci e miti
che il mio corpo e’ asperso di oli profumati.
Cosi’ dolci e belle
che, nervose, le dita
si levano al cielo sforbiciando.
Oh, le dita vorrebbero
recidere stelle.



Alfonsina Storni

venerdì 9 marzo 2012

Poesie


ACQUA E VENTO

Distesa d’acqua scintilli
sotto un fulmine lascivo
il mio pensiero azzurro e nero

Cammini per il bosco del mio sangue
alberi odorosi di sperma
alberi bianchi alberi neri

Abiti un rubino
istante incandescente
goccia di fuoco
incastonata nella notte

Corpo illimitato
in un’alcova minuta

II mare ti solleva fino al grido più bianco
l’edera del gemito mi conficca le unghie nella nuca
il mare ti squarcia strappandoti gli occhi
torre di sabbia che si sgretola
i tuoi lamenti scoppiano e svaniscono
galli neri
cantano la tua morte e la tua resurrezione

Sul bosco carbonizzato
passa il sole con un’ascia.



Octavio Paz

giovedì 8 marzo 2012

Poesie


Ombra nelle ombre



Come un passero di fuoco
Le tue ali lasciavano cadere
Una profonda ombra.
Ti vidi scurire
Come se le ceneri della notte
Ti avessero coperto troppo.
E la tua ombra melodia di sangue
Mi inzuppava le ossa.
E i tuoi occhi
Specchi d’asfalto
Intagliavano statue d’acqua.
E le tue mani
Colonne d’alga
Turbavano i mari.
Io
Fantasma timoroso
Mi occultavo.
Temevo di guardare i tuoi occhi
Sapevo che erano oracoli.
Passarono quattro e una notte.
La tua ombra divenne bianca
Come la tua lingua.
Seppi che te ne saresti andato.
Cercai di guardare i tuoi occhi
Sequenza interminabile
Di volti sconosciuti.
Capii dunque
Che una notte cade
Con il peso di tutti i secoli
E che tutti i secoli
Pesano all’uomo
Come pesa l’ombra al corpo.



Lauren Mendinueta

martedì 6 marzo 2012

Poesie


Fuoco e ghiaccio



Dicono alcuni che finirà nel fuoco
il mondo, altri nel ghiaccio.
Del desiderio ho gustato quel poco
che mi fa scegliere il fuoco.
Ma se dovesse due volte finire, so pure che cos'è odiare,
e per la distruzione posso dire
che anche il ghiaccio è terribile
e può bastare.



Robert Frost

venerdì 3 febbraio 2012

Poesie

martedì 24 gennaio 2012

Poesie

domenica 22 gennaio 2012

Poesie

mercoledì 18 gennaio 2012

Poesie


Aspetto il regno puro della cenere.







Uncinata ai fianchi dalla tua assenza
è brivido di sirene il dolore bruciato
in una sola vampa.
E' insonne il tuo respiro che cerco a tentoni
nella fradicia agonia di questa stanza
tra serenate col diavolo nella chitarra, rabbie alcooliche,
e lacrime vomitate nell'anfora di vetro
del nostro impossibile viverci insieme.
L'amaca blu, i vasi di gerani cuoreviola, la gonna bianca
di mia madre
le ali rosse del grumo di sangue
che non mi è mai nato,
le stanche melodie di questo inverno
riusciranno a inventarmi la vita nei giorni d'Urano
quando cercherò a testa in giù
in un mondo verticale
il sussurro di lama vetrosa delle tue labbra e il tuo colmarmi
di lacrime dense il calore del corpo?
Ora sono un'impronta bagnata lacerata dalla pavida collana
di dolori che mi porto dentro:
aspetto il regno puro della cenere.

domenica 8 gennaio 2012

Poesie


Abitudini



Sull'asfalto del viale la luna fa un lago
silenzioso e l'amico ricorda altri tempi.
Gli bastava in quei tempi un incontro improvviso
e non era piú solo. Guardando la luna,
respirava la notte. Ma più fresco l'odore
della donna incontrata, della breve avventura
per le scale malcerte. La stanza tranquilla
e la rapida voglia di viverci sempre,
gli riempivano il cuore. Poi, sotto la luna,
a gran passi intontiti tornava, contento.

A quei tempi era un grande compagno di sé.
Si svegliava al mattino e saltava dal letto,
ritrovando il suo corpo e i suoi vecchi pensieri.
Gli piaceva uscir fuori prendendo la pioggia
o anche il sole, godeva a guardare le strade,
a parlare con gente improvvisa. Credeva
di saper cominciare cambiando mestiere
fino all'ultimo giorno, ogni nuovo mattino.
Dopo grandi fatiche sedeva fumando.
Il piacere piú forte era starsene solo.

E' invecchiato l'amico e vorrebbe una casa
che gli fosse più cara, e uscir fuori la notte
e fermarsi sul viale a guardare la luna,
ma trovare al ritorno una donna sommessa,
una donna tranquilla, in attesa paziente.
E' invecchiato l'amico e non basta piú a sé.
I passanti son sempre gli stessi; la pioggia
e anche il sole, gli stessi; e il mattino, un deserto.
Faticare non vale la pena. E uscir fuori alla luna,
se nessuno l'aspetti, non vale la pena.



Cesare Pavese