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giovedì 26 agosto 2010

Astronomia


Orsa Maggiore (costellazione)


L'Orsa Maggiore (in latino Ursa Major) è una costellazione tipica dei cieli boreali; le sue sette stelle più luminose, raggruppate nel celeberrimo asterismo del Grande Carro, sono visibili per tutto l'anno nell'emisfero nord, e non tramontano mai a nord del 41°N (la latitudine di Napoli, Madrid e New York).

Il riferimento all'asterismo come un orso (le quattro stelle orientali) inseguito da tre cacciatori (le tre di coda) è probabilmente il più antico mito a cui l'umanità faccia ancora riferimento. In altre parti del mondo vengono usati nomi diversi: in Nord America è il grande mestolo, nel Regno Unito è l'aratro.

Le stelle del Grande Carro sono chiamate, in ordine da ovest ad est, Dubhe, Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar e Alkaid (o Benetnasch), e sono state assegnate loro le lettere greche da α ad η (vedi nomenclatura di Bayer), nello stesso ordine. Mizar ha una stella compagna chiamata Alcor, appena visibile ad occhio nudo, che è un tradizionale test della vista. Entrambe le stelle sono in realtà doppie, e sono state, rispettivamente, la prima binaria visuale e la prima binaria spettroscopica scoperte.

La Stella Polare può essere trovata disegnando una linea tra Dubhe e Merak, all'estremo del Gran Carro, e prolungandola di cinque volte. Altre stelle come Arturo (α Boötis) e Spica (α Virginis) possono essere trovate prolungando invece il lato lungo.

Nel 1869, Richard. A. Proctor notò che, eccetto per Dubhe e Alkaid, le stelle del Gran Carro hanno tutte lo stesso moto proprio, che le porta verso un punto comune del Sagittario. Questo gruppo, noto ora come Associazione dell'Orsa Maggiore (Cr 285), del quale sono stati identificati alcuni altri membri, formava in passato un ammasso aperto.

Da allora le stelle dell'ammasso si sono disperse in una regione di circa 30 per 18 anni luce, posta a circa 75 anni luce di distanza, che è quindi il più vicino oggetto simile ad un ammasso. Altre 100 stelle circa, inclusa Sirio, formano una "corrente" che ha lo stesso moto proprio, ma la loro relazione con l'ex-ammasso non è chiara. Il nostro Sistema Solare si trova sul bordo esterno di questa corrente, ma non ne fa parte, avendo un'età 40 volte superiore.

lunedì 22 marzo 2010

Astronomia


CoRoT-9b, scoperto un pianeta extrasolare con un clima mite
 


PARIGI
Un gruppo di astronomi ha scoperto a 1.500 anni luce dalla Terra un gigante gassoso piuttosto confortevole: a differenza dei 400 simili individuati finora, grandi quanto Giove e con temperature fino a 1.600 gradi, CoRoT-9b è 10 volte più freddo, tra -20 e 160 gradi. È il primo pianeta esterno al Sistema Solare a presentare un clima temperato e una temperatura di superficie non molto diversa rispetto a quella dei pianeti del Sistema Solare. 

La scoperta, annunciata su Nature, si deve a un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’Istituto di Astrofisica delle Canarie e vi partecipa anche l’Italia, con l’astronomo Mauro Barbieri dell’università di Padova. 

«CoRoT-9b è il primo pianeta extrasolare che somiglia ai pianeti del Sistema Solare», ha osservato il coordinatore dello studio, Hans Deeg. Secondo uno degli autori, Claire Moutou del Laboratorio di Astrofisica di Marsiglia, il pianeta «potrebbe rappresentare la Stele di Rosetta nel campo dello studio dei pianeti extrasolari». Perchè, come ha spiegato Didier Queloz dell’università di Ginevra, «CoRoT-9b può fornirci gli strumenti per studiare le atmosfere di pianeti con temperature moderate e ci può permettere di aprire una finestra nuova nella comprensione della chimica alle basse temperature».

Combinando le osservazioni compiute dal satellite europeo CoRoT con quelle del “cacciatore” di pianeti Harps installato sul telescopio dell’Osservatorio europeo meridionale a La Silla in Cile, gli astronomi hanno studiato per la prima volta in maniera approfondita il primo “normale” pianeta extrasolare. 

CoRoT-9b orbita intorno a una stella simile al Sole situata a circa 1.500 anni luce dalla Terra. Grande circa quanto Giove, il pianeta ha un’orbita di 95 giorni, simile a quella di Mercurio. Secondo i calcoli la sua temperatura di superficie è compresa fra -20 e 160 gradi centigradi. Come i nostri pianeti giganti, Giove e Saturno, CoRoT-9b è composto in gran parte di idrogeno ed elio e potrebbe contenere 20 pianeti come la Terra in altri elementi, inclusi acqua e rocce ad alte temperature e pressioni.

lunedì 14 settembre 2009

Astronomia


La nascita di una stella, evento che si verifica continuamente nell'universo, avviene in circostanze particolari coinvolgendo una grande quantità di materia, ( soprattutto gas ) che, per effetto dell'attrazione gravitazionale all'interno di una nebulosa, si concentra in uno spazio sempre più piccolo. Un'onda d'urto prodotta dall'espolosione di una stella (ciclo stellare) o un altro disturbo gravitazionale che investe il gas provoca la formazione di nuclei di materia che aumentano di consistenza grazie all'azione della forza di gravità.








 

 

 
Attrazione Gravitazionale
 

 

L'attrazione gravitazionale è la forza (scoperta da Isaac Newton ) che fa cadere una mela dall'albero ed è quella forza che spinge tutto verso un punto comune: il centro della Terra, nel nostro caso. Nel caso della nebulosa sopracitata questa forza spinge tutto il gas verso il suo centro. 

 

COMPOSIZIONE DELLE NEBULOSE

L'addensarsi del gas in uno spazio più piccolo ne causa la diminuzione del volume e l'aumento della temperatura ( Per la legge dei gas perfetti ). Nel caso in questione il gas è il più semplice e abbondante dell'intero universo, ovvero l'Idrogeno ( H ). 
L'idrogeno, però, non e' l'unico gas presente in queste nubi. Infatti, oltre ad esso vi e' dell'elio ( il gas presente nei palloni che volano appena li si lascia ) e altri elementi ancora meno numerosi, comprese particelle di polvere cosmica, che altro non sono che molecole (o insiemi di atomi). E' inoltre dimostrato, secondo recenti scoperte, che all'interno delle nebulose che ospitano la formazione delle stelle è presente una cospicua quantità di molecole di acqua. (Vedi articolo dedicato all'acqua nella formazione stellare).

 

 

La composizione di queste nubi proto-stellari è la seguente:
idrogeno (il più abbondante)
elio
ossigeno
azoto
carbonio
polvere interstellare (molecole quali CO..)

L'estensione di una nebulosa ( la "fabbrica" nella quale si producono le stelle ) si può aggirare anche attorno al centinaio di anni luce. In pratica, se la si volesse percorrere alla velocità della luce (300.000 Km/sec) si impiegerebbero cento anni.
Come detto, il gas della nebulosa inizia a concentrarsi verso il centro per effetto della forza gravitazionale che spinge gli atomi di idrogeno l'uno contro l'altro. Ad un certo punto, quando gli atomi di H sono concentrati enormemente nel centro, inizia un processo di fusione nucleare. Il processo che è in grado di fornire il massimo dell'energia dalla materia. 

GENESI STELLARE - DA 0 A 10 MILIONI DI GRADI..

Inizialmente queste nubi di gas e polvere interstellare si trovano ad una temperatura di circa 100°K (circa -170°C) ed inoltre la loro densità è di qualche centinaio di atomi per metro cubo, centinaia di volte lo spazio circostante la cui densità é di appena qualche atomo per metro cubo. 
La densita' di qualsiasi oggetto sulla terra è di miliardi di atomi per metro cubo. Il vuoto di cui stiamo parlando, quindi, è milioni di volte più "spinto" del più grande vuoto spinto creato sulla terra con apparecchiature ad alta tecnologia.
In questo stato in cui la materia sta addensandosi e stanno inziando le reazioni di fusione la stella è nella cosiddetta fase T TAURI dal nome di una stella della costellazione del Toro in una simile condizione. 

Di solito, poichè le nubi di gas sono molto estese e ricche di massa, non si forma una sola stella ma molte di più. Da una singola nube avviene quindi la nascita simultanea di più stelle e queste, poichè sono a distanze relativamente vicine, formano quello che viene chiamato un "Ammasso aperto", che risulta unito dalla forza di gravità. Gli ammassi aperti sono indice di recente formazione stellare ed infatti le stelle che li compongono sono relativamente giovani ed azzurre. (Per la grande quantità di materia che hanno a disposizione si formano stelle massive e quindi azzurre). Con il passare del tempo gli ammassi aperti tendono ad aprirsi e a disgregarsi, in seguito alla diminuzione dell'effetto della forza di gravità che non riesce più a tenere unite le stelle. 
Discorso totalmente separato meritano gli ammassi globulari, che nulla hanno in comune con gli ammassi aperti se non la forza di gravità che mantiene legate le stelle.