Visualizzazione post con etichetta Libri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Libri. Mostra tutti i post

mercoledì 18 aprile 2012

Libri


Ci sono libri che galleggiano in noi molto tempo dopo averli finiti,ci accompagnano nel nostro cammino quotidiano lasciando strie di riflessioni profonde.Questo libro appartiene a questa categoria,che poi è tipica dei grandi libri,dei libri che non ci immergono solo in una storia,ma ci portano ad una riflessione continua e costante sulla nostra vita facendoci specchiare nelle vicissitudini occorse ai protagonisti.Gregorius è un filologo svizzero,coltissimo ma opaco,professore in un liceo,lasciato dalla moglie,vive per l'insegnamento,per lo studio dei suoi amati libri di lingue antiche,e per una ristrettissima cerchia di amicizie.Mai figura sarebbe più anonima di questa e avrebbe una vita più scialba della sua,ma come insegna Kafka è nell'ordinario che in un lampo del destino accecante esplode lo straordinario,qui rappresentato dall'incontro fortuito con una ragazza portoghese che tentava il suicidio.Il gesto estremo,la lingua dolce e melodiosa,la figura femminile che incarna la fragilità,la disperazione,la solitudine estrema,tutto congiura affinchè nel professore si apra una crepa esistenziale che lo porterà a ribaltare tutta la sua vita,grazie anche ad una biografia di un medico portoghese,trovata per caso in una libreria di sua fiducia.Decide di seguire le tracce di Amadeu,medico rispettato e famoso di Lisbona e inseguendo questa sorta di "fantasma" in realtà cerca sè stesso e come in tutti i viaggi non conta tanto la mèta raggiunta quanto il cambiamento interiore che produce.E qui più che un cambiamento c'è un terremoto che trasforma,anche fisicamente,nel vestire,nei modi,nei posti frequentati,il professore,che diventa un indagatore feroce di ogni elemento che riguardi la figura straordinaria del medico portoghese.Sfilano personaggi che avvicinano sempre più Gregorius alla verità degli accadimenti,ma soprattutto alla verità su sè stesso,ed è,secondo me,la parte più felice di questo straordinario libro,attraverso la lettura degli stralci di Amadeus si registrano a margine annotazioni di Gregorius che sono come dei fulmini che squarciano le riflessioni del lettore fin li abbarbicato sull'albero delle proprie meditazioni."La vita non è ciò che viviamo,è ciò che ci immaginiamo di vivere",quanta verità c'è in questa frase?C'è una vita intera e non solo del protagonista del romanzo,ma anche in tutte le vite di ogni essere.La storia potrebbe essere rappresentata visivamente come un nucleo infinito di cerchi che girano a spirale,c'è il cerchio del viaggio,c'è quello della ricerca di sè,c'è quello dell'indistruttibilità dell'amicizia,c'è quello della colpa,c'è quello del rimorso,c'è quello dell'amore,c'è quello della passione,c'è quello degli scacchi,c'è quello dei libri,ci sono le metafore avvincenti sui difetti della vista come difetti di percezione della realtà,la metafora del dottore che,per dovere e per coscienza deve salvare l'aguzzino del suo popolo durante la dittatura,c'è quella della gloria e dello sputo in faccia,quella della giovinezza che sfida con un pamphlet arguto i dogmi della cattolicità,quella della coscienza del proprio destino,quella del rapporto stringente con le donne madri,sorelle,mogli,amanti,c'è la metafora del rapporto tra il figlio ribelle e il padre vecchio e malato.Un affresco completo che fa di questo libro un'infinità di libri,di un regalo, un cristallo che emana luce continua.

mercoledì 4 gennaio 2012

Libri


Un'antica arte cinese di posizionamento degli oggetti e di suddivisione degli spazi della casa per il raggiungimento di quell'armonia corpo/mente che è alla base di tutta la cultura orientale.Questo libro spiega in poche parole le tecniche migliori per fare delle nostre case un luogo caldo e accogliente ed evitare disarmonie fastidiose.

lunedì 2 gennaio 2012

Libri


Nel 1900 il giurista e storico delle dottrine politiche Gaetano Mosca (1858-1941) tenne delle conferenze a Torino e a Milano in tema di mafia, i cui contenuti poi furono pubblicati sul Giornale degli economisti.

A distanza di tanti anni l’editore Laterza ha voluto riproporre questi scritti, preceduti da un lungo intervento dei magistrati Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia che sintetizzano con molta efficacia le intuizioni e i limiti dell’analisi di Mosca.

Sicuramente il confronto tra l’attuale idea di mafia, più che mai presente con una strategia di “sommersione”, e quella di allora, non completamente rurale ma ancora lontana da quella globalizzazione che caratterizza i nostri giorni, ci fa balzare agli occhi aspetti anacronistici alimentati probabilmente dall’influenza del positivismo sulle scienze sociali e giuridiche.

Prendiamo ad esempio quanto scrive Mosca riguardo il siciliano che si trasferisce nel Nord Italia: soltanto per effetto dell’allontanamento da un ambiente condizionante questi si «spoglia subito di ogni spirito di mafia». Un’illusione che - a ragione - Caselli e Ingroia hanno definito “illuminista”, visto che l’evoluzione successiva di una mafia, sempre più in stretto contatto con la finanza ed imprenditori compiacenti, ha dimostrato la sua capacità di insediamento ed espansione anche in aree tradizionalmente estranee alla sua subcultura.

Al di là di alcuni aspetti raccontati da Mosca, che – ripeto - oggi potremmo pure definire obsoleti, legati sia alla cultura scientifica del tempo sia ad una mafia di inizio secolo maggiormente legata al territorio siciliano, le pagine del giurista palermitano per lo più rivelano un’inquietante attualità: ci riferiamo alla descrizione degli stretti rapporti tra mafia e politica e tra mafia e società, che, senza saperlo, il lettore potrebbe pensare si riferisca ai giorni nostri.

Mosca, fin dall’inizio della sua prolusione, prende spunto dal processo Palizzolo per l’omicidio Notarbartolo, che in quegli anni era in pieno svolgimento, appunto per analizzare il fenomeno criminale sia da lato strettamente culturale (e qui ne abbiamo visti i maggiori limiti), sia dal lato del profondo intreccio tra potere criminale e classi dirigenti del giovane Stato unitario.

La strategia della mafia dell’epoca, proprio a seguito della vicenda Palizzolo, ricorda quella attuale dell’inabissamento, resasi necessaria dopo la stagione stragista dei corleonesi: «ottenere il massimo prestigio ed il massimo guadagno illecito […] impiegando il minimo sforzo delittuoso ed affrontando il meno possibile le indagini e i rigori della giustizia». E - come aggiunge l’autore - una mafia che «ha bisogno di far dimenticare la propria esistenza».

Non ultimo aspetto che balza agli occhi è il riferimento al funzionario pubblico, all’investigatore votato all’antimafia ed alle «trame e alle calunnie che si ordiranno contro di lui a Roma».

Caselli e Ingroia, non fosse altro per ben noti motivi professionali, ne hanno colto benissimo il parallelo con «le campagne di delegittimazione, di denigrazione e talvolta, di vera e propria aggressione nei confronti della magistratura più impegnata sul fronte antimafia». Ricordando i veleni che investirono il pool di Falcone e Borsellino.

Mosca ci racconta un mondo che ancora ci appartiene, alle prese con un fenomeno criminale in parte adattatosi alla nuova realtà istituzionale ed internazionale, ma che, soprattutto nei rapporti con il potere politico e la società, continua a perpetuarsi con quelle caratteristiche raccontate fin dal 1900 in maniera così profetica.

mercoledì 28 dicembre 2011

Libri


Parla di due ragazzi, Yoko e Sugio, coetanei e cugini, ma reciprocamente innamorati. Un amore platonico nascosto alla vista di tutti fatto di silenzi e sguardi. I due si perdono di vista fino a incontrarsi di nuovo, adolescenti, su un treno, in tempo di guerra. Il treno e' talmente affollato che i due non si accorgono di essere accanto, e la folla li preme l'uno all'altra, schiena contro schiena. Sia lui che lei sentono provenire dalla schiena dell'altro un calore particolare associato ad un certo piacevole fastidio, e contemporaneamente nelle loro menti scaturisce la convinzione che l'altro abbia delle ali nascoste sotto i vestiti. Ricominciano a frequentarsi, senza mai fare parola di questa loro convinzione senza sapere che l'altro nutra la stessa idea sulla propria persona a riguardo di questa magica caratteristica fisica. Il pensiero che il proprio amato/a abbia le ali e' comunque un pensiero tristissimo perche', nel caso veramente le avesse, potrebbe volare via abbandonando l'altro per sempre.... riflessioni filosofiche e psicologiche sull'amore taciuto fino a che la guerra li separa, fino ad un finale terribile e sconvolgente. L'amore per metafora, vissuto nei silenzi e nella timidezza fino ad essere elevato a mito.Un piccolo gioiello dell'arte di narrare di Mishima.

Libri


Un bellissimo libro colmo di immagini di splendidi dipinti che illustra l'evoluzione artistica che importanti pittori del nostro secolo hanno trovato ispirati da questa caleidoscopica città.Dalle magie colorate di Pollock,vera incarnazione di arte moderna,a Basquiat che riprende cifre del passato con piglio moderno,un viaggio affascinante nell'arte e nel talento creativo.

sabato 24 dicembre 2011

Libri


Questo mini libro narra in maniera efficacia la persecuzione storica di quelle donne che,per diversi motivi,venivano definite streghe,attribuendo loro poteri soprannaturali e magici con intenti malefici e demoniaci.

Libri


Per gli antichi Egizi le forme di divinazione erano legate ai calendari dei giorni fausti e nefasti, il tempo era governato da divinità che potevano intervenire nella vita degli uomini. L'Egizio aveva come obiettivo la propria crescita spirituale e per ottenere tale meta svolgeva il suo percorso iniziatico collegando la realtà celeste e a quella terrestre.Un libro interessantissimo che rivela diversi aspetti della cultura e del livello di conoscenze elevato di questa civiltà.Il libro è corredato da carte molto ben disegnate e che rappresentano simbolicamente il percorso spirituale di una persona attraverso le immagini degli dei egizi.

giovedì 15 dicembre 2011

Libri


Da Abduction a Men in black, da Cerchi nel grano a Cabo Rojo, da Clarke a Roswell: oltre 600 voci riccamente documentate per conoscere storia, protagonisti, fatti e misteri dell'ufologia.Un libro davvero completo che,voce per voce,illustra tutto il panorama di questo mistero scandagliato con rigorosità scientifica e con prove documentali di prim'ordine.Molto interessante la parte critica che spiega come ci si può confondere nel riconoscimento di un UFO,dando spiegazioni scientifiche,ottiche,di suggestione o comunque pratiche che escludono la visione reale,che invece viene documentata con foto,documenti e rilievi per non avere dubbi.

domenica 13 novembre 2011

Libri


Un romanzo in cui compaiono soltanto personaggi realmente esistiti, ai quali Eco attribuisce frasi, azioni e pensieri documentati dalle fonti dell’epoca. L’unico personaggio inventato è il protagonista, Simone Simonini, di professione notaio, falsario, ma soprattutto spia. Cresciuto nella Torino oscura di metà Ottocento, Simonini, figlio di un carbonaro, viene educato da suo nonno, capitano della guardia regia e da un prete gesuita. Nei suoi incubi da bambino il terribile Mordechai, il leggendario ebreo errante, lo insegue per ucciderlo e impastare il pane azzimo con il suo sangue cristiano. È così che nasce in lui l’odio, anzi, la repulsione verso gli ebrei del ghetto di Torino e verso le donne, portatori entrambi di corruzione e peccato.
Ma Simonini non si limita a odiare gli ebrei e non ha un solo nemico da affrontare. Il suo astio e la sua stizza si rivolgono verso tutti: carbonari, repubblicani, francesi, piemontesi, massoni, gesuiti, satanisti, tedeschi, poveri e ricchi, senza distinzione di sorta. Un rancore covato lungo i settant’anni della sua vita, trascorsa tra Torino, Palermo e Parigi, un odio meditato sullo scranno del suo studio notarile mentre falsifica documenti, oppure nelle bettole di mezza Europa dove ingaggia ingenui bombaroli. Simonini è uno dei migliori falsari dell’epoca, una laurea in giurisprudenza gli ha fornito la perizia tecnica, ma l’arte di imitare le grafie altrui è una sorprendente dote naturale. Se ne avvantaggerà di volta in volta, e dietro lauti compensi, ognuno dei suoi acerrimi nemici, ai quali non esita a vendersi. È così che nella sua avventurosa vita, il notaio Simonini si ritroverà sulla nave di Alexandre Dumas che approda in Sicilia al seguito dei Mille garibaldini.
La sua missione, foraggiata dai servizi segreti sabaudi, è quella di falsificare i documenti contabili che tiene il giovane attendente Ippolito Nievo, per nascondere il complotto massone che sta dietro all’unificazione dell’Italia; mentre sono gli attentati dinamitardi degli anarchici contro Napoleone III a condurlo nelle vie malfamate di Parigi. Una vita fatta di brevi alleanze e tradimenti, di travestimenti, così come si addice alla classica spia dell’epoca, di messe nere, di propaganda e poi, naturalmente, di complotti. C’è una grande opera a cui Simonini dedica tutta la vita e che interessa i servizi segreti di mezza Europa - russi, prussiani, francesi, ma anche cattolici e gesuiti - sono i Protocolli dei Savi di Sion, una serie di documenti - falsi e scritti di suo pugno - che attestano l’avvenuto incontro di dodici Rabbini a capo di tutte le comunità ebraiche nel cimitero di Praga. Una riunione segreta che avviene ogni cento anni e in cui gli ebrei complottano per rovesciare tutti i governi del mondo e conquistare il potere assoluto a spese dei popoli. In realtà il vero complotto è quello di Simonini, che mette insieme tutti gli scritti pubblicati nel corso dei secoli contro gli ebrei, insieme a un misto di paure infantili e leggende popolari, inventando uno dei falsi documenti più diffusi e pericolosi del mondo.Un romanzo sulla “paranoia del complotto”, secondo la definizione dello stesso autore, sulla convinzione più o meno giustificata di molti storici e intellettuali, che le grandi avventure dell’umanità, le rivoluzioni come le guerre, le crisi e le epidemie, siano sempre state dirette da un oscuro manipolo di menti superiori e forze occulte. Una suggestione affascinante che ha attecchito in ogni secolo e che Umberto Eco prova a scardinare scrivendo un romanzo epico supportato da una mole grandiosa di prove documentali.Complesso ma grandioso affresco storico,emozionante nella lettura e nelle informazioni che dona al lettore.

sabato 22 ottobre 2011

Libri


Questo libro,seppur smilzo,è densissimo di informazioni interessanti sulla Magia,argomento di per sè che si interseca con una miriade di materie,dall'antropologia alla scienza,dalla chimica alla matematica,dalla letteratura alla medicina,insomma un filo rosso che per millenni ha destato l'interesse dell'uomo comune e non.La parte più interessante del libro,per me,è la prima parte,quella sulla storia della magia,fa un excursus partendo dai primordi fino ad arrivare ai giorni nostri veramente entusiasmante,partendo da Zoroastro e citando autori quali Virgilio,Apuleio con le sue Metamorfosi,Orazio con la mirabile descrizione della strega Canidia,e mettendo in risalto libri quali "L'Introductiorum"di Albumasar,la "Tetrabiblos"di Tolomeo,il famosissimo nel medioevo "Picatrix"e l'ancora più famoso ed inquietante "Libro degli esperimenti"di Platone,"L'Orazione sulla dignità dell'uomo"di Pico della Mirandola,descritto come esempio di summa del sapere rinascimentale e come tale dedito anche a pratiche magiche che,in quel periodo,erano considerate come "forma di approfondimento di conoscenza".E Pico è anche colui che intreccia la mistica neoplatonica con la Cabala ebraica.Per lui la Torah,cioè l'Antico Testamento ebraico,altro non è che l'espressione simbolica e vivente del mistero di Dio,ogni parola,ogni lettera della Torah corrisponde ad un numero,ed ogni numero racchiude un segreto potente(tema per inciso del complessissimo film da me già recensito nel blog "Pi greco,il teorema del delirio,a testimonianza di come tutto sia legato).Figure come Paracelso,Giordano Bruno,per arrivare in una galoppata attraverso i secoli a Robert Fludd che intrecciava la magia naturale al neoplatonismo e alle pratiche occultistiche.Feroce avversario di Fludd fu Francesco Bacone che considerava il connubio magia-alchemia solo frutto di superstizioni ed ignoranza.Non tralasciando tutto il complesso di studi che derivarono dal famosissimo libro "Malleus Maleficarum",che fu la base,nel Cinquecento,per intavolare i processi per stregoneria e giustificare i processi sommari e le atroci torture dell'Inquisizione(anche qui piccolo inciso,il bellissimo film "L'ultimo Inquisitore"tratteggia bene i meccanismi di quella terribile macchina di morte che fu l'Inquisizione).Un piccolo grande libro.

martedì 18 ottobre 2011

Libri


«Dashiell Hammett - scriveva il suo discepolo Chandler nella Semplice arte del delitto - restituì l'assassinio alle persone che lo commettono per delle ragioni, non per fornire un cadavere, e con i mezzi a portata di mano, non con pistole intarsiate, curaro e veleni tropicali. Egli mise sulla carta queste persone come sono». In realtà è difficile dire che Hammett il fondatore dell'Hard boiled school, seguisse un preciso realismo: i suoi criminali sono gangster che battono le metropoli e non geni solitari che abitano magioni brumose: i suoi detective percorrono labirinti di strade e non dedali mentali tratti da testi di filosofia; ma non per questo è più probabile incontrarli nelle pagine della cronaca nera. Semmai Hammett immette nel genere poliziesco una pedagogia che mancava alla letteratura d'evasione: l'occhio critico, un inappagato desiderio di giustizia e di purezza, e ne sigla con questo il passaggio dalla separatezza alla letteratura maggiore. La ragazza dagli occhi d'argento è bella, maliosa, astuta, capace di doppie esistenze; se dietro di sé lascia una scia di cadaveri è per volgare sete di denaro, non perché appartenga al male metafisico, per l'ambizione inestinguibile di chi è stato povero. È un'anti-dark lady. E il detective che la stringe e infine la cattura è abbastanza sciatto e privo di immaginazione da non cadere innamorato di lei. Dopo tornerà al suo whisky e alla sua stanza fumosa, perché questo mondo è tutto indifferentemente brutto.
Dashiell Hammett (1894-1961) ex detective dell'Agenzia Americana Pinkerton, iniziò scrivendo racconti gialli, in cui era trasfigurata la sua esperienza, per la popolare rivista «Black Mask» . È stato l'innovatore in senso realistico del genere poliziesco di scuola americana. I suoi romanzi più famosi: Il falcone maltese (1930), La chiave di vetro (1931), L'uomo ombra (1932). Un matrimonio d'amore.

Libri


Un racconto stupefacente che dà il titolo al volume che lo ospita,il "Dramma Stregato"è una sorta di Faust,dove la lotta tra il bene e il male alberga nell'animo dei protagonisti.Lui,uno scrittore teatrale,innamorato della sua amante,decide di far fuori la moglie che ormai considera come un impedimento alla propria felicità.Giorno dopo giorno matura questa decisione e a nulla valgono le lacrime della moglie che,saputo del tradimento del marito,decide lo stesso di continuare ad amarlo e servirlo e gli chiede soltanto qualche piccola attenzione.Il ritratto della moglie,incarnazione del bene assoluto e della virtù è semplicemente meraviglioso,e il modo come il marito,impersonificazione del male,la circuisce,la sfrutta,la inganna,decide di sopprimerla,la tratta con freddezza estrema e senza il minimo impulso umano verso la di lei sorte,è a livello delle migliori opere di Shakespeare.Un dramma potentissimo che in un gioco di specchi tra vita e arte illumina questa eterna lotta che riguarda ogni essere umano.

martedì 11 ottobre 2011

Libri


All'interno di questo volume intitolato "Il dramma stregato" si trova un meraviglioso romanzo breve di una forza espressiva potentissima chiamato "L'assassinio di O-Tsuya".E' una storia semplicissima,parla della figlia di un ricco proprietario terriero che,per sfuggire alla noia della vita in campagna,decide di circuire il bel servitore di suo padre usando la sua bellezza,l'ingenuo e inesperto Shinsuke.Egli per lei realizzerà una fuga insieme,arriverà a rubare del denaro e perfino a commettere degli omicidi plurimi,trascinando la sua quieta vita in un inferno solo apparentemente diluito dall'amore tra i due.Lei lo tradirà più e più volte usando la solita tecnica femminile della finta ingenuità da parte sua e accusando l'altro di essere troppo stupido per capire e vedere i suoi tradimenti.Sentendo di avere perduto tutto della sua vita,ma soprattutto il proprio onore e la propria anima Shinsuke alla fine finisce per uccidere colei che l'aveva gettato nell'abisso del genere umano in una scena di una potenza lirica devastante.Tanizaki dimostra di essere un magnifico artista nel plasmare figure forti e nette e creare storie che rivaleggiano per profondità e bellezza con i migliori autori classici mondiali.Un gioiellino da non perdere assolutamente per tutti coloro che amano la letteratura orientale.

lunedì 10 ottobre 2011

Libri


Il titolo in italiano si presta meglio a descrivere il paradosso dello scrittore, uno dei più controversi del panorama letterario giapponese per quei suoi tratti umani che restano tutt’oggi confusi dal disfacimento fisico e mentale a cui si era sottoposto. Una ribellione sofferta la sua che dall’ambiente familiare spazia a quella più urgentemente sociale. Una ribellione sedata dal conformismo, somatizzata nelle profondità di un uomo che annegava nella solitudine, sentendosi allo stesso tempo estraneo ed estraniato dall’ambiente che lo circondava. L’emarginazione sociale era una conseguenza quasi naturale in una società di rigida compostezza. Nel versante occidentale del mondo abbiamo avvertito concetti forti come l’alienazione, l’estraneità, l’inettitudine, la noia, la nausea. Dal Giappone, attraverso la sua figura, assimiliamo quello della squalifica.

Dazai nasce ricco, ma da subito con grande onestà rifiuta quella rigidità formale a cui pareva destinato: università, matrimonio combinato, un lavoro scelto dalla famiglia sono tutti elementi preconfezionati nella scacchiera dell’esistenza. Li rigetta e fugge trascinando con sé un’insana passione per l’autodistruzione. Ed è durante gli anni universitari, nella movimentata Tokyo, che ravvisa netto il contrasto con il mondo d’origine, quello della campagna, proiettata con maggior rigore al conformismo. Una realtà che, tra l’altro, era già stata castigata dall’ironia di Natsume Soseki alcuni decenni prima. Proprio grazie al richiamo esplicito all’opera di esordio, "Io sono un gatto", lo stesso Soseki s’inserirà come un intarsio atto a rivelare una continuità ideologica in continuo approfondimento.

Il benestante Dazai cerca un rifugio negli ideali marxisti ripudiandoli in breve tempo, non senza recriminazioni dalla fazione che si riteneva tradita ma che, in fondo, non l’aveva mai preso sul serio.

Non è la politica la vera vocazione di Dazai e neppure lo studio di letterature straniere che aveva intrapreso sull’onda di un’attenzione istituzionalizzata. La letteratura nazionale già da tempo non destava interesse; lo studio della tradizione non era la priorità nel processo di occidentalizzazione. Ma è forse per questa ragione che le prose più autentiche riuscirono a resistere al tempo, superandolo.

La strada di Dazai è la scrittura, scevra da ogni condizionamento, eppur caratterizzata da un’elegante e libera commistione tra stile tradizionale ed occidentale. Grazie a questa sua caratteristica risulta maggiormente fruibile agli occhi di un occidentale. Inizia a scrivere già nel 1933, ma i romanzi che porteranno la luce sulla sua prosa saranno quelli del dopoguerra, “Il sole si spegne” e “Lo squalificato”, considerati entrambi quali suoi capolavori, ambedue rappresentativi dell’atipicità della sua figura. Tutti e due importanti per capire le sfaccettature del suo pensiero, possono essere considerati come facce di una stessa medaglia. Dazai si rivela attraverso i protagonisti de “Il sole si spegne”, in cui la lettera lasciata da Naoji prima del suicidio, è una drammatica dichiarazione d’intenti, ma con Kazuko, la sorella, sembra aver trovato una nuova dimensione di speranza. “Lo squalificato”, attraverso l’architettura narrativa, appare come il suo vero testamento, quello che riesce ad immergere il lettore nel doloroso inferno della sua mente. In esso Dazai dimostra la feroce consapevolezza di chi sente di non aver più alcuna speranza a cui aggrapparsi. In questo, molto più duro del precedente romanzo.

“Lo squalificato” non è altro che la sua storia, scritta in prima persona con uno stile originale, dimostrandosi una pregevole testimonianza dell’evoluzione stilistica dello Shishosetsu, incentrato sul racconto di sé, svincolato dalla scientificità della prosa che ne avevano contraddistinto le origini nei primi decenni del Novecento. Con lui, in tempi e modi differenti, Yukio Mishima, il cui accostamento è tanto evidente per la costruzione della maschera quanto opposto negli ideali. Dazai non era (e, francamente, non poteva esserlo) stimato da Mishima. Troppo lontani gli atteggiamenti e le visioni di vita nonché di morte tra i due scrittori.

“La mia è stata una vita di grande vergogna. Non riesco lontanamente a immaginarmi cosa significhi vivere la vita d’un essere umano” (pag. 19). L’enunciato iniziale presenta con estrema durezza Yozo, un ragazzo che viene dalla compagna e che nega, sapendo di mentire, di esser benestante. Nega, ma poi precisa di non aver mai conosciuto lo stimolo della fame, abituato a tre pasti al giorno che consumava insieme ai componenti della sua famiglia, una decina di persone in tutto. Nega e poi confronta il suo atteggiamento verso la servitù, a dimostrazione di un imbarazzo per la sua chiara estrazione sociale. Eppure Yozo sente di non appartenere a nessuna delle categorie sociali con cui si relaziona, sente la sua estraneità totale dal genere umano, sente di non riuscire a trasmettere la conoscenza del suo io interiore, sente l’incomunicabilità come barriera permanente nei suoi rapporti.

Il protagonista è un personaggio fuori dal comune che si delinea subito nella sua tragica farsa umana. Il pretesto narrativo di Dazai scatta dal ritrovamento delle fotografia e dei suoi taccuini, una sorta di discesa agli inferi su cui imbastisce un’evoluzione mai inficiata dal compatimento di sé. È un manifesto della non appartenenza, del suo dichiararsi estraneo al conformismo di cui la famiglia costituisce il nucleo sociale primario. Un perdente e disilluso che si dichiara da subito senza sconfinare nel pietismo, ma che si costruisce una maschera per la sua sopravvivenza, quella del buffone, quello che ha sempre uno strano sorriso stampato sul volto, quello di un bonario cialtrone. È attraverso questa maschera che crede di potersi intrufolare nel genere umano, senza vivere ai margini, per non sentirsi ospite indesiderato del mondo. È attraverso le sue buffonerie che cerca di trovare un modo di relazionarsi con gli altri, di trovare un punto di contatto umano, ma si ritrova annientato dalla sua stessa maschera che rivela nelle ultime pagine de “Il sole si spegne”.

Il suo è uno smarrimento che non ha nulla da rivendicare se non il fatto di non essere capito, in fondo anche da se stesso. Non è un caso che se da una parte viene preso in giro dagli amici, dall’altro finisce per respingere l’amore femminile e, quindi, l’autenticità di un rapporto. È talmente convinto della sua posizione di estraneità dal genere umano, riflettendo esso una condizione generalizzata nel contesto, che dimentica di dare di sé la versione completa della sua umanità, quella che, nel prologo, viene rivelata da una donna che lo aveva conosciuto: Yozo era diventato un alcolista, aveva subito l’isolamento in un ospedale psichiatrico, acquisendo una pericolosa dimestichezza con i narcotici e, quindi, con la morfina, ma in fondo era un buon ragazzo, “un angelo” (pag. 150).

E Yozu-Osamu fotografa le sue vicende cristallizzandole senza falsi pudori, senza il timore di suscitare il disgusto di sé e delle sue azioni.

Non sente di poter appartenere a quel genere di persona che sogna di andare in bicicletta ad ammirare una cascata all’interno di una cornice di foglie estive. La sua è un’aspirazione di morte, di annientamento della vita che sente come fonte di ogni peccato. E, nella sua immensa fragilità, finisce per commuovere.

Nel centenario della sua nascita, un autore da riscoprire.

“Ora non sono felice, ma non sono neanche infelice. Tutto passa. Questa è la sola e l’unica cosa che a parer mio s’avvicini alla verità, nella società degli esseri umani, dove ho dimorato sin oggi come in un inferno rovente. Tutto passa” (pag.146).

mercoledì 7 settembre 2011

Libri


Questo libro scritto da Mishima nel 1954,all'indomani del disastroso,per il Giappone,conflitto mondiale,è un'analisi spietata e lucida dello stato psicologico,economico,morale,spirituale,in cui si trovava la sua nazione in quel momento.La storia è una perfetta metafora di quello che lo scrittore percepiva riguardo al presente ma soprattutto al futuro in cui sarebbe caduto il Giappone.Una nazione lacerata,assoggettata,distrutta moralmente ed economicamente,dove l'imperativo era sopravvivere e non vivere,dove la speranza aveva lasciato il posto alla rassegnazione.E' un libro cupissimo,che non lascia sprazzi di luce sull'avvenire,scritto in maniera divina con il suo solito stile descrittivo che non ha eguali.Lascia spiazzati,disorientati ma come pochi riesce a farci percepire l'anima del suo popolo,i veri pensieri,al di là dei conformismi di facciata.La storia è quasi ininfluente rispetto al vero significato del libro,è solo un pretesto per entrare in questo mondo fatto di morte,di vani tentativi di spensieratezza,di incontri con bambine che rappresentano metaforicamente il Giappone,e in quanto tali vengono private del loro diritto di essere bambine,di crescere vivaci ed allegre,ma devono già essere delle piccole donne responsabili per poter affrontare un futuro di durezze e privazioni.

martedì 6 settembre 2011

Libri


Questo libro è un racconto lungo scritto dal grandissimo e raffinatissimo scrittore giapponese Tanizaki,da noi conosciuto più che altro per "La chiave",il suo libro più conosciuto in Occidente.Libro ottimo tra l'altro,niente a che vedere con il film,abbastanza insulso e volgarotto.Qui troviamo un giovane che stanco di vivere in un paese sperduto del Giappone decide di iscriversi all'Università di Tokyo e andare a vivere presso la zia che vive in quella città.Qui trova una situazione complessa.Oltre alla zia vivono nella casa la cugina Teruko e il giovane Suzuki,già promesso sposo di Teruko e un po' il tuttofare della casa.Il racconto è tutto incentrato su questo triangolo,più che amoroso direi psicologico,di analisi dei personaggi,dove spicca senz'altro la figura di Teruko,moderna e novella Lady Macbeth che con il suo fascino nero riuscirà a sedurre anche suo cugino convincendolo ad eliminare Suzuki,sempre innamorato perso di lei e che reclama il mantenimento della promessa di matrimonio fattagli dal padre di teruko,ormai morto.Finirà ovviamente in tragedia,con la morte e il trionfo ma anche la sconfitta di questo "mostro"di cinismo,che grazie alle sue arti femminili sa stravolgere a suo piacimento la vita altrui.La bellezza di questo libro sta non solo nell'asciuttezza della narrazione,Tanizaki non dà mai giudizi morali,ci narra gli eventi quasi come se fosse uno spettatore distante,ma soprattutto nella finezza descrittiva,che secondo me,ha pochi eguali in racconti di questa portata.

mercoledì 24 agosto 2011

Libri


Uno scrittore in cerca d'ispirazione si reca a Parigi sperando che la Ville Lumiere possa far rinascere in lui la voglia del racconto,la sfida della pagina bianca,l'eccitazione e la fatica della costruzione di una storia appetibile per il suo pubblico.Si imbatte casualmente in un caffè in un musicista piuttosto malandato assistendo ad una scena di un litigio tra amanti.Da qui parte un "viaggio" dello scrittore all'interno soprattutto di sè stesso in un gioco di specchi con la storia fantastica che suo malgrado lo vede protagonista.Viene risucchiato in un omicidio avvenuto 40 anni prima e il desiderio di scoprire le motivazioni e le circostanze di tale omicidio passionale lo porteranno a perdersi in una Parigi cupa e nebbiosa,misteriosa e antica.Come in altri suoi libri Tuena usa il racconto come un pretesto per indagare il fluire del tempo seguendo l'esempio di proustiana e borgesiana memoria,e attraverso la figura dei "fantasmi"cercare di oltrepassare il "limite"dell'essere umano per eccellenza vale a dire quello della morte,della propria finitezza."Ma che cos'è la morte se non la vera e unica eccezione della nostra vita.Il caso che appare una sola volta,e che non concede prove generali o repliche".Il titolo rimanda appunto all'occasione dello scrittore di avere un "contatto"con i fantasmi protagonisti della storia del passato,soprattutto con la bellissima e affascinante Blanche,che nei suoi fugaci incontri con lui lo aveva letteralmente stregato con il suo charme,ma il contatto non avviene e lo scrittore malinconico annota:"L'occasione,la dea rapida e silenziosa che non avvisa,passa accanto e vola via".E' un vagare dello scrittore molto simile a quello di Adele Hugo nel capolavoro di Truffaut,fantasma vivente perso nell'occasione d'amore della sua vita che ha un'unica destinazione,la follia,il distacco da sè.Qui questo distacco è solo momentaneo,ma ha l'intensità dei frammenti d'eternità che lasciano il segno per più esistenze.Un libro assolutamente originale e bellissimo,perfetto nei meccanismi e che vi prenderà per mano accompagnandovi in tantissime riflessioni su voi stessi,come succede solo ai grandi libri.

domenica 31 luglio 2011

Libri


Questo piccolo libro contiene una miniera di informazioni riguardo il simbolismo dei sogni.Può essere letto come introduzione a dei libri più corposi,tipo i classici di Freud e Jung,oppure come libro da consultare velocemente quando si fanno sogni che è più complesso interpretare.Ogni capitolo ha un argomento,si spazia dai sogni che hanno come simboli gli animali,o le piante,o la natura,o eventi particolari,o cose,insomma si analizzano i simboli a 360 gradi,in maniera divulgativa ma molto incisiva.E' un libro che più che letto va assaporato poco a poco perchè denso di spunti interessantissimi.

mercoledì 2 marzo 2011

Libri


E' un libro dettagliatissimo su tutti gli avvenimenti di nera della liguria,dal rapimento e omicidio di Milena Sutter agli omicidi delle Brigate Rosse ai delitti di serial killer famosi .La Profumo ti inonda di informazioni,spesso inedite,e lo fa con un piglio giornalistico accattivante e la lettura,pur se trattasi di un argomento particolare,risulta agevole e arricchente.Consigliatissimo,anche per il prezzo scontato,agli appassionati di criminologia e a tutti coloro che vogliono sapere di più su casi famosi risolti e non.

lunedì 20 dicembre 2010

Libri


Studiando uno dei suoi pazienti attraverso l'ipnosi regressiva il professor Bona ci conduce in questo suo nuovo libro in un viaggio alla scoperta della poco nota civiltà sumerica, e ce ne svela i segreti, i riti religiosi e le loro tradizioni e l'antica sapienza.

Ad aiutare l'autore nella decifrazione di quanto raccontato dal paziente durante la trance c'è uno studioso esperto dell'antica civiltà mesopotamica.

Sara, la protagonista della terapia di ipnosi regressiva che il dottor Bona descrive in queste pagine, è una ragazza di ventotto anni, ossessionata dalla paura del buio. Come lei, la mancanza di luce terrorizza Carlo, il suo grande amore. Un'angoscia che li attanaglia con tutta l'intensità che solo i sentimenti provati da bambini possono avere.

Caduta in stato di trance profonda, Sara racconta una vicenda perduta nei meandri del tempo: la storia di Ma'ab, sacerdotessa sumera di tredici anni vissuta nella magica terra di Ur in Mesopotamia. In totale amnesia ipnotica, la paziente narra di quando ancora bambina fu separata dai genitori e promessa al dio Enki. Svela durante le sedute i misteri del tempio di Eridu, del suo amore per Namir, di pochi anni più grande, e la sua morte disumana, nel pozzo dedicato alla divinità.

Grazie alla collaborazione con un sumerologo di fama, il professor D'Agostino, Angelo Bona ricostruisce lo sfondo storico nel quale visse Ma'ab facendo luce sulle verità nascoste e sui segreti iniziatici della prima civiltà del mondo.

Nel testo percorreremo i labirinti dell'inconscio dei due protagonisti, vedremo l'oscurità che li opprime trasformarsi in un'esplosione di Luce e scopriremo che due cuori innamorati non racchiudono un duplice spirito, ma la stessa Anima Unica.
Un libro davvero unico e irripetibile che va al di là del concetto dell'incontro di due cuori e due anime ma spiega che ci sono persone che si reincontrano nel tempo e che sono due parti di una sola anima.La storia di sara e carlo è davvero affascinante e anche i pensieri del prof.Bona sono illuminanti sulla grande spiritualità della sua ricerca.